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Tutto ho perduto dell’infanzia
e non potrò mai più
smemorarmi in un grido.
L’infanzia ho sotterrato
nel fondo delle notti
e ora, spada invisibile,
mi separa da tutto.
Di me rammento che esultavo amandoti,
ed eccomi perduto
in infinito delle notti.
Disperazione che incessante aumenta
la vita non mi è più,
arrestata in fondo alla gola,
che una roccia di gridi.
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Come allodola ondosa
Nel vento lieto sui giovani prati,
Le braccia ti sanno leggera, vieni.
Ci scorderemo di quaggiù,
E del mare e del cielo,
E del mio sangue rapido alla guerra,
Di passi d'ombre memori
Entro rossori di mattine nuove.
Dove non muove foglia più la luce,
Sogni e crucci passati ad altre rive,
Dov'è posata sera,
Vieni ti porterò
Alle colline d'oro.
L'ora costante, liberi d'età,
Nel suo perduto nimbo
Sarà nostro lenzuolo
Giuseppe Ungaretti (Alejandría, 1888 - Milán, 1970). Poeta, traductor, periodista y profesor de literatura moderna. Catedrático de Literatura italiana en la Universidad de San Paolo. Académico y profesor de la Universidad de Roma.