La donna del trivio
Conosco una donna da trivio. Giovane.
Forse non ha trent'anni;
ma che ha vissuto una lunga vita d'affanni.
Si dona a chi paga, inerte: materia che vale quello che prende.
E' bella e ha molti ammiratori,
che richiedono i suoi pagati favori.
Io la conobbi una nera sera di pioggia.
Ero triste sconsolato affannato.
Lo conobbe.
Mi mise una mano, lenta e calda fra i capelli,
e, che hai? mi disse. Sei mesto? Hai pianto? D'amore?
Ho pianto anc'hio, tanto!
Da quella sera l'amai. L'amai di un amore
dolce soave pudico fraterno; che mi vive nel cuore
come una stella nel cielo scuro: puro.
Non l'ho mai posseduta, ne' mai l'avro',
ed ella m'e' grata della rinuncia che fo'.
Mi comprende.
Talvolta la bacio d'un lungo bacio fraterno in mezzo alla fronte.
Freme.
Dopo, mi guarda a lungo, e dentro l'occhio
-fonte di un'anima sincera- trema e si ferma una lagrima.
E mi sorride mesta: le sorrido
E' una festa il mio sorriso al suo cuore
E' una donnaccia da trivio, dicono.
E io vi grido in faccia, oneste che condannate,
che l'anima di quella donnaccia
vale l'anime vostre tutte, raccolte in una.
Voi aveste fortuna: ella non ebbe fortuna.
Mario Bétuda (¿?) . Poeta futurista de desconocida biografía.