Fabrizio Bernini

La salita

è stato così, su per il sentiero vicino
alle scuole, in un pomeriggio azzurro,
la collina davanti, tutta nel sole.
E dietro a spingermi quel ritmo di cicale
per aprire un varco, una solitudine immaginaria.
*
Il tetto di casa mia è il tetto della scuola.
Visto da quassù sembra un cappello
dove il sole sbatte scivola sugli spioventi
sgocciola nell’ombra.
E tu sei la buona bidella delle aule mute
che adesso non rimbombano
ma attendono il ritorno delle voci.
Qui intorno la campagna è verde, di un colore
solido e compatto, ma io lo sento il pestare
delle tue ciabatte, io che sono poca roba.
*
A mezza costa c’era un casotto e più in là
un fosso dove cercavo strani animaletti
nell’acqua. Me li mettevo in tasca
perché tutto andrebbe conservato,
così come la memoria tiene ogni cosa
senza farcelo sapere. Riprendevo la salita
con le gambe agili e nervose, con in bocca
un fiore giallo e l’amaro della sua polpa.


Fabrizio Bernini
(Broni, Italia, 1974). Poeta.